Stefano Buttafuoco in Esclusiva: “Dare le colpe solo a Lotito sulla Lazio è sbagliato ed è un alibi per calciatori e allenatore”

 In Interviste Esclusive

Il turno di campionato si chiude questa sera con il posticipo di Marassi tra Genoa e Lazio, con i biancocelesti che devono archiviare non solo le scorie del derby ma anche rimettere in sesto, una classifica che altrimenti inizia ad essere preoccupante e pericolosa. Ma questa situazione ridimensiona il ritorno di Sarri? Le colpe principali sono esclusivamente di Lotito? A questi due quesiti e non solo ha risposto telefonicamente per Passionecalcio.eu, il giornalista Stefano Buttafuoco il quale si racconta soffermandosi anche sul suo programma Haka l’Urlo dei giovani attualmente in onda su Rai 3

La tua carriera giornalistica è ben nota al pubblico con programmi importanti tra cui questo attuale di Haka ma anche la pubblicazione del libro  il bambino 23 la storia e i sogni di Brando, io vorrei però fare un passo indietro e chiederti chi era Stefano da ragazzo prima di cominciare questa avventura professionale e se il giornalista era il tuo sogno da sempre oppure lo è diventato mentre lo facevi

“Io ho sempre amato sin da ragazzo fare sempre tante cose nella mia vita, e prima di entrare a far parte del mondo del giornalismo ho conseguito una laurea in economia che mi ha permesso di fare il manager, anche se in realtà la mia più grande passione è sempre stata quella di fare il giornalista. Il mio inizio come cronista è stato di tipo accidentale, visto che cominciai a lavorare in una tv araba associata ad una grande redazione sportiva quale è la Espn in cui ho fatto praticamente di tutto durante la fase della gavetta. Pochi giorni prima che si concludesse il periodo di stage, ricevetti una proposta di lavoro ossia quella di entrare a far parte a tutti gli effetti della redazione di Espn e dedicarmi alle partite di serie A, ed è stata un opportunità che ho subito colto. Questa avventura per me è stata pazzesca, in cui facevo oltre ai servizi settimanali sportivi, anche la seconda voce nelle partite di calcio. Dopodiché sono entrato in Rai, lavorando alla Vita in diretta tra i vari programmi, ma volevo anche farne qualcuno di cui io fossi l’autore e la firma principale e cosi sono nati Haka adesso ma anche il cacciatore di sogni”

Come anticipato prima nel tuo percorso professionale hai avuto modo anche di scrivere questo libro il bambino 23 la storia e i sogni di Brando, in cui racconti in maniera molto toccante e autobiografica la storia della malattia di tuo figlio, ti chiedo raccontarla e quindi ripercorrere tutto ciò che è successo è stato per te difficile o ti ha aiutato a scaricare le ansie e le preoccupazioni che giustamente un papà? quanto è stato difficile staccare la figura del papà dal giornalista?

“Il bambino 23 la storia e i sogni di Brando è un libro che io considero come un migliore amico, che racconta la storia di mio figlio Brando e di come abbiamo vissuto in famiglia l’evolversi della Sindrome di West che è la malattia molto rara che ha colpito pochi individui tant’è che il numero 23 nel titolo è dovuto proprio da questo,  che purtroppo gli è stata diagnosticata da piccolissimo, e scrivere mi ha dato modo di poter sfogare ed esprimere ciò che sentivo. Da questi racconti e miei pensieri, ne è nato praticamente un romanzo in cui venivano aggiunte anche speranze di un papà e che dava voce anche agli altri genitori che vivevano situazioni simili, e che di conseguenza li aiutava. La figura del giornalista e del papà? Non c’è stata affatto una separazione tra i due ruoli, e poi ricordo di un collega Rai che leggendolo mi consiglio di pubblicarlo, percui perchè non farlo? e quindi l’ho fatto e sono molto contento di averlo fatto”

La tua carriera giornalistica come abbiamo detto inizialmente è incredibile e sotto gli occhi di tutti, ma nel tuo percorso formativo c’è anche una laurea in economia e commercio e tuo papà ti voleva come manager come certezza lavorativa, come sei riuscito a convincerlo che il giornalista era la tua strada e non quella di manager che è comunque un lavoro nobile e ambizioso

“Io mi sono laureato in economia con 110 e lode alla Luis, successivamente ho intrapreso questo percorso lavorativo presso una società finanziaria di cui ho fatto il manager, ma sentivo dentro di me che quella non era la mia strada che volevo percorrere lavorativamente parlando, e ogni volta che terminavo il mio turno di lavoro andavo sempre alla redazione di Rete Oro per fare il Tg facendo diventare quella occasione la chiave giusta per avviare la carriera giornalistica, e successivamente mi licenziai da quella società come manager e andai in Inghilterra che è stata un esperienza che mi segnò molto. E’ stata per me una scelta di pancia quella di giornalista, ma avendo ancora 25 anni ero ancora in quel età giusta per poter fare una scelta del genere essendo ancora giovane”

Mi racconti un curioso retroscena che ti lega alla chiamata per il colloquio per la Espn questa grande redazione sportiva e quanto ha inciso nella tua carriera giornalistica entrare a far parte di quella redazione sportiva cosi importante? Far parte della Espn secondo te è stato di aiuto e da collante per dar vita alla nascita poi di Haka che conduci tutt’ora e se c’è qualcosa che cambieresti oppure rifaresti

“Del mio inizio con la Espn ricordo un lontano Roma-Sampdoria del 1999 in cui affiancai un corrispondente americano che mi disse di guardare anche ciò che lui faceva, anche per apprendere al meglio, e affiancarlo da seconda voce e loro oltre alla cronaca della partita, facevano anche le interviste. Una volta usciti dallo stadio Olimpico, mi disse che seguire le partite di serie A gli stava diventando difficile da seguire, e quindi mi diede modo di farlo io ed è stata una grandissima esperienza specialmente formativa. Dico cosi perchè questa avventura mi permise di lavorare in piena autonomia e avere ancor più conoscenze e entrare dalla porta principale. Espn da collante per la nascita di Haka? Io sono sempre stato un grande amante dello sport, avendone fatto parecchio nella mia vita e anche seguito e Haka è un programma che si basa anche sullo sport e si concentra sui giovani e sulla loro ricerca di risposte e di speranze per il futuro, visto che questi ragazzi non sono molto ascoltati dalla società”

A proposito di Haka, Haka è un programma dedicato ai giovani e alle loro speranze e ricerche di risposte anche per il futuro, ecco ti chiedo secondo te questa difficoltà nel cercare risposte per questi ragazzi e per molti di loro avere questo problema nel esprimere le proprie emozioni e sensazioni, è causata anche dai social e quindi da questa realtà virtuale che li circonda? Da giornalista ma in particolare da padre come vedi il mondo dei social specialmente per i giovani

“Il rapporto con i social lo vedo perverso più che per i ragazzi lo vedo per noi genitori e quindi per le persone mature, perchè questi ragazzi non li vedo molto attaccati a questa realtà virtuale ma anzi stanno tornando a riscoprire il piacere del contatto reale e del dialogo a quattr’occhi con le persone. Non mi stupirei se in futuro i social scomparissero definitivamente nelle abitudini dei ragazzi, anche perchè è anche un mondo pericolosissimo in cui si possono trovare gente che anche con un semplice commento possono ferire e far del male. Ripeto se devo essere sincero vedo più noi genitori e le persone più adulte attaccate ai social anziché i ragazzi come invece viene sempre appellato”

Durante la tua esperienza alla Espn mi hai detto che hai trattato di calcio anche, e la squadra che tifi in modo particolare è la Lazio, ecco come è nata questa passione per questo sport e in particolare che episodio in particolare ti lega in modo cosi forte alla squadra biancoceleste?

“La mia famiglia è tutta romanista ma io mi appassionai molto alla Lazio non solo dal fatto che un cliente di mio padre era il vice presidente biancoceleste, ma anche perchè mio padre mi portava spesso allo stadio avere le partite ed ero come i ragazzi di quel epoca alla squadra del 1975 quindi il periodo che concerne allo scudetto. Facevo moltissime trasferte anche con i tifosi più calorosi anche se specialmente quando lavoravo a Espn ho dovuto ridurre, infatti ricordo che fu difficile non riuscire a vedere la partita che sancì lo scudetto del 2000 perchè stavo lavorando per Perugia-Juve, ma la gioia comunque è stata incredibile ugualmente”

La Lazio questa sera contro il Genoa deve assolutamente vincere per allontanare le scorie del derby e in particolare risollevare la classifica dopo queste prime giornate, ti chiedo alla luce di ciò che è accaduto fin ora se questo inizio difficile ha fatto ridimensionare il ritorno di Sarri e se secondo te il tecnico si è pentito di essere tornato? I tifosi incolpano molto spesso il presidente Lotito, ma quali sono le sue colpe principali secondo te e se questa situazione non è da attribuire anche ai calciatori visto che sono loro che vanno in campo?

“Sarri secondo me non si è affatto pentito di essere tornato, la Lazio gli ha permesso di rimanere nel calcio che conta, e che nonostante non abbia fatto quest’anno il mercato ha comunque una rosa top che nella scorsa stagione era praticamente ad un passo dalla Champions League, e infatti non ritengo la stagione con Baroni un annata fallimentare per i biancocelesti nonostante siano stati estromessi dalle coppe europee. Quest’anno si sono presentati dei problemi ma comunque erano già presenti nella prima annata di Sarri poco prima che il tecnico si dimise. Lotito? Attribuire la mancata costanza di risultati annuali del club a lui è un alibi che sfruttano i giocatori ma anche l’allenatore perchè se i tifosi si devono scagliare con qualcuno, lo fanno con la dirigenza ed è un errore. Il modello Lazio come società è di tipo anomalo visto che attualmente tutte le società hanno una proprietà estera. Lotito non ha fatto fare quel passetto in più alla Lazio nei momenti topici come ad esempio quando approdò in Champions, ma non si deve assolutamente dimenticare che ha fatto cose molto importanti, salvando il club principalmente dal fallimento”

Il Napoli invece viaggia anche quest anno a numeri importanti e si sta confermando nonostante il titolo vinto, ieri però è arrivata una sconfitta contro il Milan, secondo te la sconfitta di Sansiro che messaggio lancia al campionato alle rivali ma in particolare a Conte, e se secondo te lo sfogo del tecnico verso De Bruyne non comprometta il rapporto col ragazzo

“La reazione di De Bruyne di ieri durante il cambio è stata sorprendente, ma reagire cosi da parte di Conte lo ritengo al quanto sbagliato perchè fare muro contro muro non va mai bene. Conte ha dalla sua una grande società che gli ha costruito da quando è arrivato una grande squadra, e quindi situazioni del genere e sfoghi di questo tipo possono solo che far del male, perchè l’allenatore deve avere diplomazia e ragionare. Con il Milan ieri è stata una grande partita da parte di tutte e due le squadre con un ottimo tasso di qualità, che fa bene a questo campionato che attualmente è mediocre. Che messaggio lascia questa partita? Di un Napoli che non farà gara a se e che sarà ampiamente aperto”

Quali sono secondo te le principali rivali del Napoli per la lotta scudetto e se ritieni sia da tifoso che da giornalista l’arrivo di Gasperini alla Roma un pericolo alla lotta al vertice

“La Roma devo essere sincero mi sta molto deludendo, perchè ad eccezione della classifica che è ottima e questo è innegabile, però non vedo un gran gioco da parte della squadra, basti pensare alla partita di ieri contro il Verona e confrontandola con la partita dei veronesi con la Lazio, contro i biancocelesti mi chiedevo perchè la squadra di Zanetti sia in serie A, mentre ieri la squadra non meritava di perdere in quel modo. Anche nel derby la Roma ha vinto ma la Lazio avrebbe meritato un risultato migliore, e Gasperini non lo vedo ne nel gioco della squadra giallorossa e ne nella testa dei calciatori. Chi vedo come rivale del Napoli? Mi incuriosisce il Milan per Allegri, specialmente nel suo rispetto verso i numeri dieci”

Due allenatori in particolare sono molto spesso sotto la lente d’ingrandimento ossia Chivu e Tudor per Juve e Inter, secondo te sono due scelte azzardate per questi due club blasonati e cosa accomuna questi due allenatori

“Tudor e Chivu sono due scelte dovute da un campionato mediocre, perchè se devo pensare che queste due squadre in passato potessero scegliere due allenatori del genere era impensabile. Chivu è un allenatore inesperto e infatti prima di andare all’Inter ha allenato pochissimi mesi al Parma, e non ricordo allenatori cosi emergenti alla guida dei nerazzurri ad eccezione di Stramaccioni, che si è visto poi come è andata a finire. Per quanto riguarda Tudor, mi baso in particolare di quando lui era alla Lazio e la sua esperienza in biancoceleste la definirei orribile, con cambi sbagliati conferenze stampa altrettanto errate e la squadra aveva poche idee e anche poca personalità, cosa che vedo anche nella Juventus che è una squadra senza ne capo ne coda, perchè un allenatore per essere bravo non per forza deve esserlo perchè urla ma deve dare un gioco, e i bianconeri non ce l hanno”

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